Durante la Seconda Guerra Mondiale, la devastazione bellica e l’ideologia nazista misero a rischio il patrimonio culturale e artistico di tutta Europa. La ricchezza artistica di Firenze aveva sprigionato in Adolf Hitler il desiderio di costruire un centro artistico personale a Linz: il Führermuseum. Per questo aveva ordinato il saccheggio delle maggiori opere d’arte e l’epurazione dai musei di quelle che egli considerava “degenerate”. Di fronte alla distruzione di beni artistici e alle razzie operate dalle truppe tedesche, ci furono degli uomini che compresero il pericolo che il mondo stava correndo e rischiarono la propria vita per amore dell’arte: i Monuments Men.
“L’arte e la letteratura sono l’emanazione morale della civiltà, la spirituale irradiazione dei popoli”
– Giosuè Carducci
LA FORMAZIONE DEI “MONUMENTS MEN”
Nel 1940 alcuni direttori museali, curatori, esperti d’arte e studenti si organizzano in diversi gruppi. Il Dr. Paul Sachs, direttore del Fogg Museum e il suo esperto di tutela dei beni artistici Geroge Stout, fondano “American Defense – Hardvard Group”; Francis Henry Taylor, direttore del Metropolitan Museum di New York, cerca di contattare il presidente Roosevelt tramite degli ufficiali.
Nel 1943 Franklin Roosevelt incontra il Primo Ministro Churchill a Casablanca, dove decidono di entrare in Europa dall’Italia. Gli ufficiali dell’esercito americano contattano l’Harvard Group e chiedono di fornire delle liste di persone esperte nel campo della conservazione dei beni culturali. Nel frattempo, il gruppo American Council of Learned Societies, designa un comitato per affrontare la tutela dell’arte europea.
Tutti questi gruppi si coalizzano e, il 23 giugno 1943, Roosevelt approva la formazione del programma Monuments, Fine Arts and Archives: i Monuments Men.
I RITROVAMENTI DEI MONUMENTS MEN
I Monuments Men stilavano liste di beni culturali nelle zone di guerra, che ispezionavano cercando di riparare o prevenire danni futuri e si mettevano alla ricerca delle opere rubate o perdute. Alla fine della guerra trovarono più di un migliaio di depositi contenenti arte rubata in Germania, in Italia e in Austria.
Fortunatamente, in Francia, la storica dell’arte Rose Valland raccolse segretamente informazioni dettagliate sulle operazioni di saccheggio del gruppo ERR nel museo di Jeu de Paume. Grazie a questi documenti i Monuments Men riuscirono ad arrivare al castello di Neuschwanstein nel 1945, dove trovarono opere rubate e i cataloghi della ERR, molto utili per il ritrovamento degli altri tesori artistici.
La più grande e importante scoperta fu però nella miniera di Altaussee in Austria, dove i Monuments Men ritrovarono più di 6.500 opere d’arte. Tra le opere più importanti che vennero ritrovate ci sono L’astronomo e Lo studio dell’artista di Vermeer, la Madonna col Bambino di Michelangelo e una pala d’altare di Van Eyck.
Molti di questi uomini rischiarono la propria vita per far sì che il patrimonio artistico europeo rimanesse il più possibile intatto. Senza di loro probabilmente oggi non potremmo più ammirare alcune tra le più grandi meraviglie mai realizzate e molte storie sarebbero andate perdute.
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