“Cette espèce, comment vous dire, de…reflux de l’expédition d’Égypte, et puis aussi de remontée jusqu’à nous de l’Antiquité, tout cela qui envahit nos maisons, les Sphinx qui viennent se mettre aux pieds des fauteuils, les serpents qui s’enroulent aux candélabres, une Muse énorme qui vous tend un petit flambeau pour jouer à la bouillotte ou qui est tranquillement montée sur votre cheminée et s’accoude à votre pendule, et puis toutes les lampes pompéiennes, les petits lits en bateau qui ont l’air d’avoir été trouvès sur le Nil et d’où on s’attend à voir sortir Moïse, ces quadriges antiques qui galopent le long de tables de nuit”. Marcel Proust, À la recherche du temps perdu
L’articolo potrebbe finire qui senza aggiungere parole. Ma volendo proprio violare la perfezione proustiana potremmo almeno giustificare la nostra lunga citazione per dichiararne l’intento. Dobbiamo, quindi, partire dalla parola prima che è “arredamento” e indagarne il significato fino a trovarlo nella finale sublime spiegazione proprio in questa citazione di Proust.
Sin dagli albori l’uomo, si sa, si circonda di utile e bello e i reperti ci raccontano di oggetti fabbricati con quella componente “spirituale” chiamata bello. Il motivo di un arredamento sembra sia da cercare non nella semplice risoluzione di necessità ed esigenze basilari ma anche nell’appagamento di un bisogno estetico che rende il vivere quotidiano un’esistenza spirituale e non solo materiale. Una sorta di ricerca del nostro elemento poetico attraverso la fruizione di oggetti quotidiani. E’ per questo motivo che, a nostro avviso, la grande raffinatezza sta nel circondarsi di opere d’arte, non solo quelle da sempre definite “maggiori” ma anche delle arti “minori”. Un vivere nella raffinatezza del sorseggiare il tè in una tazza in porcellana di Meissen del Settecento, nel riporre le stoviglie in un armadio a doppio corpo bolognese del Seicento, o nell’appoggiare il tablet in una ribalta laccata veneziana o nel dormire “in piccoli letti a barca che sembrano essere stati ritrovati sul Nilo e dai quali ci si attende che esca Mosè”.